25 Novembre: Giornata mondiale contro la violenza sulle Donne. Le parole come fardelli.

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Oggi si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne.
Un tema ancora assai discusso e ricorrente ahinoi, nonostante la modernità, la quale millantiamo di possedere.
Ancora oggi, menti arcaiche e malate pensano che commenti sessisti o aggressività mascoline possano rafforzare l’appellativo di maschio a dovere, seppur indebolendo la sostanza di uomo.
Fino a quando una minigonna, uno sguardo, la libertà di parola, quella fatta di negazione e dissenso, sarà pretesto di stupro, allora potremmo asserire che la strada è ancora molto lunga.
Tanti passi si son susseguiti attorno a questa piaga sociale ma ancora tanti altri sentiamo il bisogno di muovere per il rispetto di tutte quelle donne che hanno subíto violenze verbali e fisiche purtroppo, non potendosi ribellare o non avendone gli strumenti.
In quasi tutti i casi di Donne stuprate, si sente dire che tutto inizia dalle parole. Quelle pesanti che ti perforano dentro, che muovono la paura e la vergogna.
Quelle parole che noi donne a volte giustifichiamo per omertà.
Si inizia così, con lo svilire la persona come madre, figlia, sorella, amica, compagna, moglie. Le si toglie volutamente e con becera e saccente convinzione la vera natura di Donna, quella che ci appartiene dalla nascita e ci distingue per sensibilità e amore. Vi si toglie il rispetto, quello fatto di premure e attenzioni. Manca la dolcezza, la voglia di esser migliori, di distinguersi dall’egocentrismo malato, dalla presunzione, dall’arroganza atavica di genere. Un transito della Storia, quella che va avanti e si ribella ai soprusi, che si afferma nel bene, che si avvicina ad uno stoicismo benevolo e si consolida nell’educazione al rispetto totale degli uni verso gli altri. Abbiamo bisogno di questo oggi, per fare davvero la differenza e per guadagnarci l’appellativo di “moderni”.
Fino a quando anche una sola donna dovrà soccombere alla violenza di un solo uomo la nostra battaglia è lunga a morire. Saremmo ancora anni luce lontani dalla rivincita di Anna, Beatrice, Francesca, Vittoria e tante altre Donne che non ce l’hanno fatta o che ancora oggi portano i segni di dolore sulla propria pelle.
Siamo lontani, molto lontani da ciò che dovremmo essere se ancora oggi basiamo la nostra socialità su amicizie rarefatte dai social e piazze virtuali in cui trovarsi. Dove il pretesto di stare dietro una tastiera e nascondersi rende tutti più forti e imbattibili. L’aggressività si triplica, e se il tiro è “Donna” il commento sessista scatta automatico. Alla base c’è sempre un pregiudizio, non cambiato purtroppo nell’evoluzione dei tempi. E le parole scorrono come fiume in piena.
Ed è così che si crea uno scatenarsi di bassi istinti, condizione che la donna deve tener conto sempre, e se non lo fa, l’uomo arcaico prende il sopravvento.
Quanto siamo primitivi?
La speranza è quella di staccarsi dal paleolitico e affermarsi finalmente in una dimensione fatta di princípi di rispetto, qualunque sia il genere in questione.
Abbiamo un estremo bisogno di educazione e valori, di comprensione e dolcezza. La modernità dovrebbe comprendere questo.
È urgente! Non possiamo più aspettare.

G.C.

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