Renzi apre la crisi. Attesa mossa di Conte, idea sfida Aula e maggioranza larga

Home / blog / Attualità / Renzi apre la crisi. Attesa mossa di Conte, idea sfida Aula e maggioranza larga

Il premier accetta le dimissioni delle ministre di Iv. Pd-M5s con lui. E convocano vertici

Finisce il governo Conte bis. Non basta l’apertura di Giuseppe Conte a un “patto di legislatura”: Matteo Renzi annuncia le dimissioni delle ministre di Italia viva dal governo. Si apre una crisi di governo, che deve essere ancora ufficialmente formalizzata, dagli sbocchi ignoti.

E si apre in modo inatteso, quando sembravano esserci tutte le condizioni per siglare la pace. A sera, aprendo il Consiglio dei ministri, il premier annuncia di aver informato il Quirinale e accettato il passo indietro di Teresa Bellanova ed Elena Bonetti. Le parole sono come pietre. Parla di “grave responsabilità” e “notevole danno al Paese” prodotto da un gesto che non può essere sminuito. Afferma di aver cercato “fino all’ultimo utile” il dialogo ma il terreno è stato “disseminato di mine”.

“La maggioranza c’è quando sostiene un progetto di governo. Abbiamo ritenuto di uscire e di dare le dimissioni in modo inedito, perché pochi lasciano le poltrone, per ricostruire un progetto di governo per il Paese che sia utile e realizzabile“, ha detto la ministra dimissionaria per le Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti a Radio 24. “Le mie dimissioni sono lo spazio perchè questo tavolo per riprogettare il Paese, sempre rimandato, finalmente si apra. Non si può più rimandare, proprio perchè siamo in crisi bisogna agire, il tema non è Conte ma la risposta politica”. “Per noi l’utilizzo del Mes è dirimente per il Paese – ha spiegato – ed è dirimente per restare in maggioranza che ci siano le condizioni politiche sulla base delle quali l’utilizzo del Mes viene almeno discusso”.

“Quest’aula non è e non può essere indifferente a quanto sta succedendo”, ha detto il presidente della Camera Roberto Fico che, accogliendo la richiesta unanime di maggioranza ed opposizione, sospende i lavori dell’aula di Montecitorio ed annuncia la convocazione della conferenza dei capigruppo “per un percorso ordinato è responsabile”. Il presidente della Camera ha detto che contatterà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per riferirgli della richiesta avanzata dai gruppi parlamentari di venire a riferire in aula sulla situazione determinata dalle dimissioni dei ministri di Italia viva.

La conferenza dei capigruppo della Camera è convocata alle 13. La richiesta di convocazione è stata avanzata da tutti i gruppi parlamentari al presidente Fico. Anche Italia viva si è associata nella richiesta della convocazione della conferenza dei capigruppo della Camera. Nel primo intervento di un esponente del partito di Renzi dopo il ritiro della delegazione ministeriale di Iv dal Governo Conte, Silvia Fregolent. “In un momento difficile come quello che stiamo vivendo – spiega – chi fa politica deve difendere a tutti i costi le regole della democrazia. Il Parlamento è centrale sempre soprattutto nei momenti di difficoltà. Ringrazio l’opposizione e maggioranza che hanno sottolineato l’esigenza di tornare in Parlamento. Serve un dialogo franco e centrale”, ha detto.

I cosiddetti responsabili non ci sono, la maggioranza dopo lo strappo con Renzi non esiste più, quindi è reale il rischio di elezioni a giugno. E’ l’analisi che in queste ore stanno facendo fonti qualificate del Pd dove si registra grande preoccupazione. Il Pd, spiegano le stesse fonti, non può andare dietro a rumors su sostegni alla maggioranza che al momento non si palesano. D’altro canto anche ricucire con Iv sembra una chimera perchè M5s ha chiarito che con Matteo Renzi non ci parla più. Quindi senza volerlo, è l’analisi del Pd, la situazione sta rotolando verso elezioni anticipate a giugno.

“Il Movimento deve solo mantenere la linea delle ultime 48 ore – ha scritto in un post su Fb l’esponente M5s Alessandro Di Battista -. Renzi ha squittito per far fuori Conte e basta? Benissimo, Conte resta al suo posto. Renzi ha lasciato il governo? Benissimo, non ci entrerà mai più. Senza Se e senza Ma. Intanto queste sono le due condizioni che la forza politica che ha preso più voti nel 2018 (con una legge elettorale, lo ricordo, fatta ad hoc contro il M5S) mette sul piatto. E siamo compatti. Finalmente”. 

GLI SCENARI 

Ventiquattro ore per far decantare lo schiaffo di Matteo Renzi, per permettere ai partiti di maggioranza di ragionare sul da farsi. E poi eventualmente presentarsi alle Camere con un discorso che faccia un appello largo alla responsabilità. Il premier Giuseppe Conte, nel primo Consiglio dei ministri senza Iv, non fornisce alcun cenno di dietrofront, tratta ormai Matteo Renzi da avversario, si presenta ai ministri tranquillo e deciso ad andare avanti. 

Ancora alcuni passaggi devono maturare: oggi Pd e M5s riuniranno i loro vertici per valutare la crisi, consapevoli che in maggioranza c’è chi, come una parte dei Dem, ha ancora dubbi sull’ipotesi di sostituire Iv con un gruppo di “responsabili”.

Le quasi due ore di fuoco e fiamme del leader di Iv nei confronti di Renzi sono arrivate a Palazzo Chigi, spiega una fonte che ha dimestichezza con il premier, attraverso le agenzie di stampa. A testimonianza del fatto che, in Conte, già prevaleva la convinzione che Renzi avrebbe comunque rotto. E ora, sottolinea chi è vicino al il capo del governo, Conte è più “libero” di giocare la sua partita sulla fiducia in Aula. Il filo con il leader di Iv sembra inesorabilmente rotto. A tarda sera Renzi, riunendo i suoi gruppi, ribadisce che il capo del governo non lo ha mai chiamato. Ma fonti di maggioranza descrivono un quadro opposto: Conte avrebbe più volte cercato l’ex premier – nei giorni scorsi – con telefonate e messaggi, senza ricevere risposta.

Iv vive le ore del post-strappo con prudenza. Nessuna rivolta interna viene registrata nella riunione serale dei parlamentari con Renzi. Si attende la mossa del premier, ma si discute dello scenario di una soluzione rapida della crisi in maggioranza come se il Conte ter non fosse ancora un’opzione archiviata: sedersi a un tavolo sarebbe possibile. Ma la convinzione di più d’uno è che si vada verso la conta in Aula. E, se mai arriverà quel giorno, qualche addio tra i renziani non si può escludere.

Una decisione su come affrontare la crisi aperta da Iv Conte – se dimettersi per aprire il tentativo di un nuovo governo o andare in Parlamento a verificare la sua maggioranza – la deve mettere sul tavolo già nelle prossime ore, anche perché è lo stesso presidente Mattarella ad averlo invitato ad una soluzione della crisi in tempi brevi. Se sceglierà davvero lo showdown in Parlamento l’obiettivo potrebbe essere ottenere il sì da una maggioranza larga e solida, con un appello ampio a sostenere il lavoro del governo. A margine del Cdm alcuni ministri osservano che quella dello showdown in aula è la strada da imboccare, altri predicano più prudenza: non se ne sarebbe comunque parlato nella riunione del Consiglio.

Il Movimento sembra più compatto che mai sull'”avvocato del popolo”. E anche chi, in teoria, avrebbe aperto ad una soluzione con un premier Dem (come Dario Franceschini) pare esser tornato sui suoi passi. A dire il vero l’ipotesi di un governo con la stessa maggioranza e un premier diverso non è ancora del tutto tramontata – con Iv in attesa – ma, ad ora, pare davvero lontana. E allora come uscirne? L’unica alternativa alla carta responsabili potrebbe essere un’apertura improvvisa di Renzi al dialogo, con Conte premier come punto fermo. Possibilità remota ma non ancora impossibile e a testimoniarlo sono le uscite dei big del M5S: tutte decisamente a favore di Conte ma non così tranchant – come lo è stato lo stesso Conte in Cdm – con Renzi. Sebbene una fonte di primo piano del Movimento, a tarda notte, osservi: “è stato il primo Cdm senza scontri questo senza Iv…”.

Leave a Comment

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza online. Accettando l'accettazione dei cookie in conformità con la nostra politica sui cookie.