22 anni senza Fabrizio De Andrè. Lui e le sue canzoni? Decisamente immortali.

Home / blog / Attualità / 22 anni senza Fabrizio De Andrè. Lui e le sue canzoni? Decisamente immortali.

“Questa di Marinella è la storia vera
Che scivolò nel fiume a primavera
Ma il vento che la vide così bella
Dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
Vivevi senza il sogno d’un amore
Ma un re senza corona e senza scorta
Bussò tre volte un giorno alla tua porta.”

De Andrè, così cantava l’amore.
Il racconto di una storia, forse vissuta o solo vista nell’immaginazione attraverso gli occhi di anima sensibile. Vi era così, sempre un pezzo di cuore, che sapeva uscir fuori con consapevolezza.
Ma non solo quello. Anche nelle canzoni d’amore che apparentemente apparivano leggere, balzava uno spaccato di contemporaneità. Come per “Dolcenera” che da sfondo alla storia d’amore, si viveva l’alluvione che colpì Genova nel 1970. Faber cantava amore ma anche disagio, rabbia, malinconia. Privilegiava gli ultimi, i dimenticati, gli emarginati, quelli messi in un vicolo di strada, al buio. Li osservava e vi tirava su una storia. E non era solo “la storia di Marinella” a far breccia, ma anche quella di “Bocca di rosa” descritta con eleganza e ricerca stilistica.
Lo affermó in un’intervista: “No, vi prego non pensate che abbia voluto catalogare Bocca di Rosa come una poco di buono. Lei l’amore non lo faceva per soldi o per professione, lei lo faceva con passione.”
Nulla mai voleva essere volgare, solo vero.
Man mano ogni racconto musicato e cantato diveniva pezzo di mosaico che andava ad incastrarsi con tutte le altre storie. Si seguiva un filone, quello della realtà di quel tempo palesata con semplicità e profondità. Certi luoghi e persone erano pregni di poesia.
Una musica la sua, che accomunava tutti. L’Italia intera.
Una scelta stilistica, che mescolava musica e dialetto per vivere determinate realtà più all’interno, come un vero e proprio protagonista attivo.
Verità a volte scomode che palesavano spaccati di storia e di vita.
Un linguaggio pungente, ironico, sferzante il suo, che non si risparmiava mai. L’unicità lo distinse da sempre, sfidando i canoni arroganti del suo tempo.
L’Italia prima di De Andrè era ancora ferma alla canzonetta. Lui, rivoluzionò tutto portando una ventata di nuovo sulla vita e sull’esistenza di un’Italia intera.
22 anni dalla sua morte.
Da quel 11 gennaio del 1999, quando un carcinoma polmonare non gli diede scampo. Un mese prima di spegnere le sue 59 candeline.
Da allora la musica non si è fermata, ma certo, la sua, ancora oggi è viva. Fiorisce e rifiorisce di generazione in generazione diventando così, immortale.

G.C.

Leave a Comment

Utilizziamo i cookie per offrirti la migliore esperienza online. Accettando l'accettazione dei cookie in conformità con la nostra politica sui cookie.