Sempre più pazienti in fuga dagli ospedali calabresi, debito record per farsi curare negli ospedali del Nord

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La sanità soffre e arranca, devastata da anni di tagli. Mancano posti letto, dispositivi di protezione e personale nelle corsie. Manca la speranza. Molti medici schierati in prima linea del fronte calabrese anticovid, aspettano ancora rinforzi e armi adeguate.

In Calabria è vietato star male perché si rischia di dover girare come una trottola tra un ospedale e un altro. Sopratutto nei Pronto Soccorso pochi medici e infermieri, la prima linea della nostra assistenza medica quasi inesistente . Spesso non ci sono i lettini e i pazienti vengono parcheggiati per ore, e a volte anche per giorni, su barelle o sedie a rotelle in attesa di un responso che non arriva. Quindi resta tentare la fuga verso le cliniche attrezzate del Nord.

La mobilità passiva sovraccarica di ulteriori negatività i bilanci dei nostri ospedali e così mancano le risorse per i rinforzi e le corsie continueranno a restare vuote. Certo, il virus ha frenato la mobilità sanitaria per tre mesi. Ma con la Fase 2 sono ripresi i viaggi della speranza, quel fenomeno che nei bilanci dell’Asp rappresenta una parte importante del buco nero del sistema sanitario locale.

Più che pazienti che si spostano alla ricerca di assistenza e cure o di semplici rassicurazioni sulle proprie condizioni di salute, la mobilità è la sommatoria dei diagrammi di flussi di spesa che si determinano proprio attraverso lo spostamento di pazienti da un’Azienda all’altra.

La Fondazione indipendente Gimbe ha studiato i flussi di denari e di malati sul territorio italiano confermando quello che tutti sanno: centinaia di milioni di euro dell’Asp di Cosenza e, più in generale delle Asp calabresi, finiscono al Nord.

Un “tesoretto” che servirebbe a rianimare conti perennemente in rosso. Secondo “Gimbe”, nel 2018 il valore della mobilità sanitaria ammonta a € 4.618,98 milioni, «importo approvato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome il 31 marzo 2020, previa compensazione dei saldi». La Calabria? Ultima, con un saldo negativo di 287,4 milioni di euro che genera una spesa pro-capite di 148 euro. Numeri impietosi per un disastro annunciato.

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