Coronavirus, Ancora giù le terapie intensive. Calano i malati, più guariti. A studio fase 2 per macroaree.

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I dati Istat +20% decessi 1 marzo-4 aprile rispetto al 2015-2019.

Calano ancora i ricoveri in terapia intensiva. Ad oggi sono 2.812, 124 in meno rispetto a ieri. Di questi, 971 sono in Lombardia, 61 in meno rispetto a ieri. Dei 106.962 malati complessivi, 25.786 sono ricoverati con sintomi, 1.107 in meno rispetto a ieri, e 78.364 sono quelli in isolamento domiciliare. Diminuiscono anche i nuovi contagi e i decessi.

TUTTI I DATI

STOP ALLA DIFFUSIONE DEL CONTAGIO NEL CENTROSUD, DATO SOLIDO – “Essere riusciti a impedire la diffusione del contagio nelle regioni del centro sud è un dato ormai solidamente corroborato dall’evidenza dei numeri: anche oggi ben 13 tra Regioni e Province autonome hanno un numero di decessi inferiore a due cifre, addirittura due regioni senza casi fatali”. Lo ha detto Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, in conferenza stampa alla Protezione civile. Nelle prossime ore – ha detto ancora Locatelli – verrà resa nota una call per tutte le aziende che ritengono di avere i test” sierologici che rispondono ai requisiti indicati dal governo. La Call “sarà aperta per 5 giorni”. Subito dopo, ha aggiunto, “un panel identificato dal commissario Arcuri, con competenze tra loro complementari, procederà all’identificazione del test” che verrà poi somministrato ad un campione di 150mila persone. 

Stop all’appuntamento quotidiano con la conferenza stampa della Protezione Civile, che non è mai mancata dallo scorso 22 di febbraio. “I dati sanitari ci indicano che si è alleggerita decisamente la pressione sulle strutture ospedaliere e tutto ciò ci rende consapevoli del grande lavoro svolto negli ospedali e della collaborazione dei cittadini – ha detto Borrelli – Per questo abbiamo deciso di rimodulare le conferenze stampa: continueremo a garantire massima trasparenza su dati ogni giorno veicolandoli sul sito, mentre due volte a settimana terremo un punto stampa”.

ALLO STUDIO LA FASE 2 – Riaperture differenziate per macroaree a seconda della diffusione del contagio, con un monitoraggio dopo 15 giorni per verificare la tenuta del contenimento e, in caso contrario, procedere a nuove chiusure. E’ l’ipotesi, su cui stanno lavorando gli esperti che dovranno fornire al governo gli indirizzi generali per la fine del lockdown. Stando a questa ipotesi, l’Italia verrebbe sostanzialmente suddivisa in 3 macroaree (nord, centro e sud) in base alla diffusione del contagio. Sostanzialmente, laddove la diffusione del virus è maggiore, dovrebbero rimanere misure più stringenti, soprattutto per quanto riguarda la mobilità tra una zona e l’altra, sia all’interno delle macroaree sia tra una macroaerea e l’altra. In quelle dove invece il virus ha colpito in maniera meno importante si potrebbero prevedere riaperture più ampie. All’interno delle stesse macroaeree, inoltre, dovrebbero essere individuate ulteriori suddivisioni tra zone a maggiore e minore diffusione: al nord, per esempio, regioni come Valle d’Aosta e Friuli Venezia Giulia, hanno una situazione diversa da Piemonte, Lombardia e VenetoI

RIUNIONE DELLA TASK FORCE – Una lunga riunione, di circa sei ore, per fare il punto sui temi più urgenti legati alla ripartenza delle attività dopo il lockdown. Secondo quanto si apprende gli esperti non hanno ancora prodotto un documento da consegnare al governo ma hanno proseguito con il lavoro di analisi per arrivare, in tempi comunque stretti, a dare suggerimenti su tempi e modalità della ripresa. Al di là dei singoli settori da fare ripartire magari in anticipo il problema principale all’attenzione della Task force rimane quello non solo di come rendere sicuri fabbriche e uffici ma anche la mobilità dei lavoratori. Il nodo è quello di studiare il metodo più efficace per decongestionare i mezzi pubblici con un mix di scaglionamento degli orari sia per i turni di lavoro sia per i trasporti sia mantenendo laddove è possibile le modalità di smart working.

I DATI ISTAT SUI DECESSI – Un “aumento dei morti pari o superiore al 20 per cento nel periodo 1 marzo- 4 aprile 2020 rispetto al dato medio dello stesso periodo degli anni 2015-2019” è stato rilevato dall’Istat in un’aggiornamento dei dati “anticipatori parziali relativi a una lista di Comuni che viene ampliata settimanalmente e che in alcun modo possono essere considerati un campione rappresentativo della intera popolazione italiana”. Si tratta della terza diffusione di questi dati relativa ad una selezione di 1.689 Comuni. Il maggiore incremento dei decessi riguarda gli uomini e le persone maggiori di 74 anni di età. Le differenze tra i generi sono particolarmente accentuate nei più anziani residenti al Nord, per gli uomini infatti si osserva un incremento dei decessi del 158% a fronte del 105% per le donne, nella classe di età 75 e più.  L

APP PER IL TRACCIAMENTO – Via libera – intanto – del commissario Arcuri alla app per il tracciamento, necessaria all’avvio della ‘fase 2′ per superare l’emergenza coronavirus. Arcuri ha firmato l’ordinanza con la quale si dispone “di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e
di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons Spa”.

Roche annuncia intanto di avere messo a punto un test sierologico per individuare la presenza di anticorpi contro il coronavirus nei pazienti esposti al contagio da Covid-19. La casa farmaceutica svizzera “punta” a rendere il test disponibile agli “inizi di maggio” nella Ue.

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